Cos'è la narrazione?

Tra passare informazioni e creare relazione.

«Parlando di narrazione farò qui riferimento a quella peculiare forma di comunicazione orale che, pur svolgendo primariamente la sua funzione di passaggio di informazioni, crea al contempo una relazione fra due o più persone.

Questa relazione è, dal punto di vista scientifico, una relazione fisica, ovvero basata su di un fenomeno fisico di trasmissione delle onde sonore. Tuttavia l'aspetto per noi più interessante è il coinvolgimento emotivo e le reazioni che l'ascolto può provocare. Le persone, in una comunicazione efficace, vengono coinvolte anche emotivamente e i sentimenti di stupore, rabbia, commozione o altro che la narrazione provoca, pongono i presupposti per una possibile modificazione del sentire, del pensare e dell'agire della persona stessa.

Volendo definire la comunicazione, Livolsi scrive che «la comunicazione è il processo per cui Q1 dice qualcosa a Q2 sulla base di particolari motivazioni e per raggiungere determinati scopi in una specifica situazione-contesto.» Ovviamente, perché la comunicazione sia completa, Q2 deve dare un cenno di risposta, anche non verbale, a Q1. L'analisi sulla comunicazione si fa poi per noi più interessante quando Livolsi viene a parlare della narrazione all'interno della comunicazione e delle rappresentazioni sociali. Egli scrive: «A livello definitorio, possiamo dire che il pensiero narrativo è quella forma di organizzazione della conoscenza che consente di interpretare gli eventi con cui veniamo in contatto, e successivamente di ricordarli, cogliendo nella loro concatenazione una storia generata dall'intenzionalità di alcuni attori che agiscono all'interno di un contesto».

Il pensiero narrativo è dunque modalità e forma di un particolare tipo di conoscenza che sta alla base, scrive ancora Livolsi, «dei processi mentali superiori tra cui la memoria e l'intelligenza».

La narrazione ha inoltre più forza di altri strumenti di trasmissione della conoscenza poiché, come è caratteristico dei racconti, viene normalmente ascoltata "con la parte destra del cervello", ovvero con quella parte del cervello che, agendo in maniera sintetica, empatica ed emozionale, coinvolge maggiormente l'intero "essere" dell'uomo.»

Estratto dal lavoro di tesi di Luciano Gottardi sulla narrazione biblica. 

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